#viajosola, io viaggio da sola. Nella giornata internazionale della donna, vorrei contribuire anch’io con una riflessione.
La violenza sulle donne e l’affermazione del dominio maschile
I quotidiani episodi di cronaca legati alla violenza sulle donne e i consueti rigurgiti di commenti abietti (“Se l’è cercata!”, “Che ci faceva lì a quell’ora?”, “Com’era vestita?”, “Le piaceva il sesso, meritava di essere stuprata/svergognata/licenziata”, “Pover’uomo, faceva straordinari e salutava sempre, se ha trucidato la famiglia è solo perché quell’ingrata della moglie lo voleva lasciare!”) testimoniano quanto per tanti uomini e donne sia ancora valida una mentalità patriarcale che giustifica ogni forma di affermazione del possesso maschile e che condanna qualsiasi atteggiamento o iniziativa femminile estranei ai tradizionali ruoli di genere.
Alla donna viene ancora implicitamente imposto di occuparsi in maniera esclusiva dei lavori di cura, di sopportare tutto, di non mettersi in mostra, di non avere ambizioni troppo alte (o non averne affatto), di proteggersi dall’uomo. Se le succede qualcosa è solo colpa sua, non è stata abbastanza attenta.
Violenza significa anche questo: non solo gli atti più drammatici o comunque eclatanti, ma anche tutto un mondo sommerso fatto di doveri imposti in modo subdolo, piccole umiliazioni, condiscendenza, controllo, sminuimenti, colpevolizzazioni, ricatti emotivi e divieti. Fino ad arrivare a qualcosa di apparentemente inoffensivo come un certo tipo di umorismo (per così chiamarlo): chi non è mai stata costretta ad incassare frasi inaccettabili, se non dei veri e propri insulti, al suono del tormentone “Ma era solo una battuta! Mamma mia come sei pesante! Non sai stare allo scherzo!”?
Io viaggio da sola e la mia libertà è una ribellione intollerabile
Le viaggiatrici solitarie non sono immuni dalle dinamiche descritte sopra.
Tante donne che decidono di viaggiare da sole vanno incontro a obiezioni da parte delle persone che le circondano. La domanda base, per quelle sposate o fidanzate, è: “E Marco?!?” (nome standard di marito/fidanzato, a quanto pare incapace di badare a se stesso come un normale adulto). Perché per molti, viaggiare da sole significa prendersi l’intollerabile libertà di fare ciò che si vuole, venendo meno al sacro e naturale dovere di prendersi cura di un uomo, chiunque egli sia.
Le pressioni dei benintenzionati amici, parenti e conoscenti coprono vari argomenti: oltre alla vita affettiva, vanno dall’arrivare tardi nella corsa alla procreazione al non raggiungere mai la stabilità economica. Ma il tema in assoluto più frequente è il pericolo di subire violenze.
Questi reiterati moniti hanno degli effetti psicologici rilevanti: studi hanno dimostrato che anche solo l’idea del rischio di uno stupro ha il potere di diminuire l’autostima e l’iniziativa femminile. In pratica il costante spauracchio dello stupro è un’arma psicologica che mina la fiducia che le donne hanno in loro stesse. In questo contesto, la donna è attivamente scoraggiata dall’intraprendere viaggi, specialmente da sola: viene così rimessa “al suo posto”, ostacolandone l’indipendenza e la sicurezza di sé.
#viajosola – Io viaggio da sola
Nel febbraio 2016 due giovani donne argentine, María Coni e Marina Menegazzo, furono uccise durante un viaggio in Ecuador. Alla notizia della loro morte, tanti commentatori colpevolizzarono le vittime, chiedendosi perché mai le due ragazze viaggiassero da sole e perché fossero andate proprio lì, oltre ad altre osservazioni e domande ancor più vergognose.
In tutta risposta, su Facebook iniziò a circolare il noto post virale “Ieri mi hanno uccisa”. Su Twitter migliaia di donne usarono l’hashtag #viajosola per discutere delle loro esperienze e rivendicare il diritto a viaggiare da sole senza essere punite, aggredite o uccise. Varie persone sottolinearono l’assurdità di criticare le due donne per il fatto di viaggiare da sole, quando in effetti stavano viaggiando insieme: secondo questa logica, le donne sarebbero “sole” sempre, in assenza di accompagnatori maschi.
Il doppio standard
Purtroppo, la tragica morte delle due ragazze argentine non è un caso isolato, così come non è un caso isolato la sistematica colpevolizzazione delle donne vittime di violenza.
Se una donna che viaggia da sola subisce una violenza o muore, i media iniziano con il solito copione: prima qualche dettaglio morboso, per solleticare gli appetiti dei lettori. Seguono domande sul buonsenso, sulla vita e sulle abitudini delle vittime. Infine la conclusione: viaggiare da sole è un’attività pericolosa e sconsigliabile. Le donne dovrebbero viaggiare sempre accompagnate, o per lo meno fare molta più attenzione.
Ma se un uomo muore in viaggio, i toni diventano molto più positivi, o per lo meno neutri: il povero viaggiatore solitario è semplicemente vittima della fatalità, nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione il suo diritto a viaggiare da solo.
Nella percezione di troppi, il viaggiatore uomo è libero, avventuroso e degno di ammirazione, mentre la viaggiatrice donna rischia di essere sminuita e descritta come ingenua, egoista, avventata, o ancora una viziata che si mette in pericolo per capriccio.
Persino nei film, gli uomini viaggiano semplicemente per viaggiare e vivere avventure, mentre le donne scappano da una relazione finita e/o vanno incontro all’uomo della loro vita. In questo senso, il confronto tra Into the Wild e L’amore non va in vacanza è impietoso.
La soluzione non è arrendersi o smettere di viaggiare da sole
Farlo significherebbe dare ragione a chi colpevolizza le donne per le violenze di cui sono vittime. Farlo significherebbe rinunciare a parte della nostra libertà.
È il mondo che deve diventare un posto più sicuro e rispettoso delle donne, non sono le donne a doversi conformare alle storture del mondo.
Questo non significa che non bisogna prendere le opportune precauzioni, a prescindere da sesso ed età. Ma sostenere che le donne non dovrebbero muoversi da sole, ritenendole dei “target naturali”, non fa che alimentare l’idea che la violenza contro le donne sia naturale e inevitabile.
Personalmente quando viaggio sono estremamente cauta: faccio molte ricerche, non abbasso mai la guardia (sicuramente più di quanto non farei se fossi un uomo), ed escludo categoricamente di andare da sola in alcuni Paesi che percepisco come pericolosi.
Per supportare le donne a viaggiare da sole, esistono alcune reti al femminile dedicate: forse la migliore è SheTravel, con consigli, risorse e forum su specifici argomenti e destinazioni.
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